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Channel: da sopra un'amaca
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si piglia chi si somiglia?

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Ieri sera, all'ora di cena, pioveva. Ha piovuto giusto un quarto d'ora scarso, il tempo di bagnare tutte le viti e la terra. Non ha piovuto abbastanza da non far vendemmiare, quindi stamattina eravamo tutti di nuovo in mezzo al campo, un campo più ostile del solito. Alle nove, quando si fa colazione, ero bagnata dalle ginocchia alla vita e dalle mani ai gomiti, ero alta anche dieci centimetri in più per tutta quella terra che si era attaccata sotto e intorno agli scarponi. Ad ogni passo si facevano più pesanti i miei scarponi impermeabili. Ogni passo era un po' più faticoso.
Oggi pomeriggio io e la Veri avevamo la filara vicino a quella di Luca e la Katia, neofidanzatini. Visto che in tutto eravamo dispari c'era Richi che faceva da jolly e aiutava chi rimaneva indietro. A rimanere indietro sono sempre, sempre, Luca e la Katia. Lei non la conoscevo prima di questa vendemmia, lui sì, è del mio paese. È uno di quegli esemplari maschili che non riesco a definire uomini. Avrà trent'anni ed è uno sconclusionato di prima cartella, uno di quelli che dopo una maturità presa con un 60 regalato non ha mai lavorato seriamente da nessuna parte, ma non per questo non spende. I nonni lo foraggiano e lui va ogni sabato in discoteca, va a vedere la Ternana in serie B ogni domenica, va in vacanza. Passa le sue giornate al bar e la sera, se trova compagnia, organizza una partita a poker. Per carità, è simpatico, ci si sta bene insieme, però è proprio sciapo e insignificante per i miei gusti. È anche bruttino, secondo me. Per questo quando ho visto la sua ragazza ci sono rimasta male. È carina, decisamente molto carina per lui e poi, a pelle, non mi sembrava nemmeno così sciapa, però certo con la Veri ci chiedevamo che cosa lei avesse potuto trovare in lui. Mah.
Oggi, mentre eravamo vicini di filare, c'era Richi a dare loro una mano. Loro in tre coglievano quanto noi in due, perché in realtà Luca coglie un grappolo d'uva ogni quarto d'ora, tra una risata, una battuta, una sigaretta e una barzelletta.
Richi era là e, finalmente, in un momento di silenzio, ha iniziato a cantare. Dopo le canzoni di Gigione per fortuna ha cambiato repertorio ed è passato alla storia della musica italiana. Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. Ha bisogno di presentazioni questa canzone? Io credo di no. Richi l'ha cantata per un bel pezzo, più o meno fino a Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio, Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci d'inverno. Probabilmente avrebbe concluso l'opera se la Katia non l'avesse interrotto farfugliando pensieri in modo confuso.
«Questa qui l'ha scritta...l'ha scritta...»
«Lui.» Le ha risposto Richi.
«Lui...»
«De Andrè.»
«Sì sì...ma...parlava, cioè...di quale tema?»
È seguito un momento di silenzio, interrotto da Richi che dice che quella canzone parla della guerra.
Mi sono girata sconvolta verso la mia coetanea fidanzatina di Luca. Non mi sembrava così complicato capire il tema della canzone. E poi dai, tu non puoi non conoscere De Andrè, puoi non amarlo, mi sembra giusto. Tu puoi anche, ipotesi assurda, non aver mai ascoltato in vita tua La guerra di Piero, ma se anche solo l'ascolti una volta non puoi non capire di che cosa parla. Non è possibile.
Sono rimasta allibita, però in compenso sto iniziando a capire perché una carina come lei si sia messa con un idiota simile.

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