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Channel: da sopra un'amaca
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L'ultimo post dell'anno

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Non sarà un anno dimenticabile il 2012. Su questo non ho dubbi.

Non dimenticherò la neve del febbraio scorso. Mai visto un metro di neve a casa mia. Non credevo fosse possibile, pensavo che quella famosa nevicata del '56 fosse una leggenda metropolitana e invece...
Ripenso alle passeggiate, ai pupazzi di neve lungo la strada, alla gente che sciava sulla statale innevata a un chilometro da casa mia. Era bellissimo affacciarmi alla finestra e non sentire macchine né urla di persone arrabbiate perché lo spazzaneve si era rotto. Era bello vedere che se non c'era uno spazzaneve che puliva la strada, la strada veniva usata come pista da sci. Ripenso alle cioccolate calde, alle tortucce, alla Vale con le guance rosse, a mia sorella col pancione che alla fine non riusciva più nemmeno a camminare, a me che invece mi ci buttavo in mezzo a quel metro di neve e faticavo, ma mi divertivo troppo per smettere.

Non potrò dimenticare quel giorno di marzo in cui ho guardato il cielo con le lacrime agli occhi e ho visto palloncini bianchi volare in alto, lasciati andare da mani piccine che avrebbero dovuto avere ancora un padre.
Non potrò dimenticare il giorno in cui ho saputo che non c'era più una ragazza della mia età, una con cui al liceo avevo condiviso qualche chiacchiera sorridente, una di quelle che tu la vedevi e capivi subito che era speciale. Aveva sogni, capelli rossi, occhi vispi, diari pieni di parole, cuffiette piene di musica. Mi sembrava una persona libera, libera dai pregiudizi, libera anche dalle paure. E forse è perché voleva sentirsi libera anche di poter volare che oggi non c'è più. Non eravamo amiche, ma la sua faccia me la ricordo benissimo, tra le tante anonime facce con cui ho condiviso i corridoi del liceo, la sua è ancora nitida nella mia memoria. Avrà sempre quei capelli rossi e quegli occhi vispi. In eterno. Spero solo che l'abbia trovata quella libertà che io le vedevo già dentro.

Se penso a questo anno ormai finito mi vengono in mente le interminabili partite a scala quaranta di quei giorni in cui dovevo fare da baby sitter a mia sorella e poi le passeggiate sempre più lunghe man mano che si allungavano le giornate.

Non potrò dimenticare quel giorno di giugno in cui sono diventata zia. Non potrò dimenticare il mal di pancia di quella notte in cui ci hanno chiamato dicendo che mia sorella stava andando all'ospedale. Mi veniva da vomitare. Mi sono bevuta un tè caldo alle due di notte, pensando che dall'indomani la mia vita non sarebbe più stata la stessa. Quella mattina sono scesa all'edicola dell'ospedale, ho comprato Più dolci di giugno e un Crucirelax. Avrei avuto anche l'intenzione di farlo qualche cruciverba nel frattempo, ma non mi venivano in mente nemmeno i confini dell'Europa, due lettere. Mentre nasceva la mia nipotina io stavo fingendo di leggere Sulla strada, il libro più brutto dell'anno, legato però al momento più bello.
Da zia la vita ha acquistato un altro sapore. Niente è come era prima. Vado in giro per i negozi e mi fermo più nel reparto dei bambini che in quello da donna, ho imparato mille canzoncine, so perfino cambiare un pannolino. Un anno fa non avrei lontanamente immaginato che essere zia sarebbe stato così tanto bello. Lo sospettavo però.

Ripenso alle passeggiate con l'Elena e la piccola Sofia, partite e poi tornate. Ripenso alle feste di quest'estate, ai racconti della Franci, alle serate di gossip paesano passate bevendo ginseng sulla panchina di fronte al bar. Ripenso a quel giorno in cui, dopo mesi, ho rincontrato lui che correva e mi sono accorta di essermi sciolta ancora una volta. Dev'essere stato l'ultimo atto di un amore infinito, perché l'ho capito davvero (credo) che l'amore è un'altra cosa, me ne sono accorta quando ho saputo che aveva una ragazza, non mi ha fatto male saperlo, anzi. Ne sono stata quasi felice, come se quella notizia fosse il punto che cercavo per andare a capo.
Ripenso a tutte le serate e le giornate che ho passato con le mie cuginette, le mie migliori amiche. Quest'anno ci siamo unite ancora di più. La Silvia è quasi una sorellina, una di quelle persone che sempre c'è stata e sempre ci sarà, non ho dubbi. È più piccola di me e quest'anno l'ho vista tanto crescere.

Ripenso alla vendemmia, alle ripetizioni di matematica che a volte fruttano un sei meno meno e a volte no. Ripenso all'Italia in finale agli europei, alle mie meringhe tricolori, a quel risultato che di minuto in minuto ci lasciava sempre più stupiti, ché di perdere un po' ce lo aspettavamo, ma così...
Ripenso a quella crocetta messa qualche domenica fa. Aspettavo il momento di votare Nichi Vendola da anni e finalmente l'ho fatto. Ho letto quei cinque nomi, ho sorriso e ho votato la mia speranza. Non è andata come avrei voluto, ma io ce l'ho messa tutta. L'altra sera ero a cena da uno zio che non c'è nemmeno andato alle primarie e mentre a tavola si accendeva il dibattito Bersani o Renzi io ho fatto la mia bella figura dicendo Vendola. Ho lasciato tutti di stucco, ma quello è stato il mio voto più bello e più vero di questi quattro anni di maggiore età.

Ripenso alle cose che ho imparato. Ho imparato a fare il punto croce, ho imparato le basi della maglia, ho imparato a ricoprire i dolci con la pasta di zucchero e ho fatto torte a due piani. Ho imparato a vestirmi un po' più da donna in questo ultimo periodo. Il mio armadio può contare vestiti che non aveva un anno fa e la cosa mi rende particolarmente orgogliosa.

Ripenso all'estate olimpica, all'estate del Tche tcherere tche tche, suonata ogni sera a ogni festa. Ripenso a Obama che rivince, a Lucio Dalla che muore e ci fa riscoprire le sue canzoni. Ripenso alle canzoni degli anni 60, colonne sonore di una delle più belle scoperte televisive dell'anno, Questo nostro amore. E penso a Tenco cantato in mezzo alle filare dell'uva (non da me). E penso alla Robi che ha un pancione enorme che tra qualche giorno diventerà una bimba. E penso a quella canzone che ha fatto da colonna sonora alla mia raccolta delle olive, quella di Cesare Cremonini, Una come te. Una come me. Che non vola se non ha un orizzonte da inseguire.

Niente lista di buoni propositi per l'anno che verrà. Solo un orizzonte da inseguire. Magari non troppo lontano, ecco. 



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