
Non dimenticherò la neve del febbraio scorso. Mai visto un metro di neve a casa mia. Non credevo fosse possibile, pensavo che quella famosa nevicata del '56 fosse una leggenda metropolitana e invece...
Ripenso alle passeggiate, ai pupazzi di neve lungo la strada, alla gente che sciava sulla statale innevata a un chilometro da casa mia. Era bellissimo affacciarmi alla finestra e non sentire macchine né urla di persone arrabbiate perché lo spazzaneve si era rotto. Era bello vedere che se non c'era uno spazzaneve che puliva la strada, la strada veniva usata come pista da sci. Ripenso alle cioccolate calde, alle tortucce, alla Vale con le guance rosse, a mia sorella col pancione che alla fine non riusciva più nemmeno a camminare, a me che invece mi ci buttavo in mezzo a quel metro di neve e faticavo, ma mi divertivo troppo per smettere.



Se penso a questo anno ormai finito mi vengono in mente le interminabili partite a scala quaranta di quei giorni in cui dovevo fare da baby sitter a mia sorella e poi le passeggiate sempre più lunghe man mano che si allungavano le giornate.

Da zia la vita ha acquistato un altro sapore. Niente è come era prima. Vado in giro per i negozi e mi fermo più nel reparto dei bambini che in quello da donna, ho imparato mille canzoncine, so perfino cambiare un pannolino. Un anno fa non avrei lontanamente immaginato che essere zia sarebbe stato così tanto bello. Lo sospettavo però.
Ripenso alle passeggiate con l'Elena e la piccola Sofia, partite e poi tornate. Ripenso alle feste di quest'estate, ai racconti della Franci, alle serate di gossip paesano passate bevendo ginseng sulla panchina di fronte al bar. Ripenso a quel giorno in cui, dopo mesi, ho rincontrato lui che correva e mi sono accorta di essermi sciolta ancora una volta. Dev'essere stato l'ultimo atto di un amore infinito, perché l'ho capito davvero (credo) che l'amore è un'altra cosa, me ne sono accorta quando ho saputo che aveva una ragazza, non mi ha fatto male saperlo, anzi. Ne sono stata quasi felice, come se quella notizia fosse il punto che cercavo per andare a capo.

Ripenso alla vendemmia, alle ripetizioni di matematica che a volte fruttano un sei meno meno e a volte no. Ripenso all'Italia in finale agli europei, alle mie meringhe tricolori, a quel risultato che di minuto in minuto ci lasciava sempre più stupiti, ché di perdere un po' ce lo aspettavamo, ma così...
Ripenso a quella crocetta messa qualche domenica fa. Aspettavo il momento di votare Nichi Vendola da anni e finalmente l'ho fatto. Ho letto quei cinque nomi, ho sorriso e ho votato la mia speranza. Non è andata come avrei voluto, ma io ce l'ho messa tutta. L'altra sera ero a cena da uno zio che non c'è nemmeno andato alle primarie e mentre a tavola si accendeva il dibattito Bersani o Renzi io ho fatto la mia bella figura dicendo Vendola. Ho lasciato tutti di stucco, ma quello è stato il mio voto più bello e più vero di questi quattro anni di maggiore età.

Ripenso all'estate olimpica, all'estate del Tche tcherere tche tche, suonata ogni sera a ogni festa. Ripenso a Obama che rivince, a Lucio Dalla che muore e ci fa riscoprire le sue canzoni. Ripenso alle canzoni degli anni 60, colonne sonore di una delle più belle scoperte televisive dell'anno, Questo nostro amore. E penso a Tenco cantato in mezzo alle filare dell'uva (non da me). E penso alla Robi che ha un pancione enorme che tra qualche giorno diventerà una bimba. E penso a quella canzone che ha fatto da colonna sonora alla mia raccolta delle olive, quella di Cesare Cremonini, Una come te. Una come me. Che non vola se non ha un orizzonte da inseguire.
Niente lista di buoni propositi per l'anno che verrà. Solo un orizzonte da inseguire. Magari non troppo lontano, ecco.
![]() |
cliccare per ingrandire |