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Channel: da sopra un'amaca
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Io vorrei, non vorrei

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27 dicembre 2012

Sembra che in questi giorni il passato faccia a gara per bussarmi alla porta. Non so se aprirgli oppure no. Il passato ha due nomi e due facce, tanto diverse eppure tanto vicine a me, una volta.
Nelle ultime quarantotto ore mi hanno chiesto di rivederci una delle mie compagne di banco del liceo e quella che un tempo consideravo la mia migliore amica. Dev'essere successo un secolo fa.

La prima mi ha mandato un messaggio oggi, dicendo se riusciamo a rivederci uno di questi giorni. Non le ho ancora risposto. Non so che cosa dirle. Sarà un anno e mezzo buono che non ci vediamo. Dev'essersi laureata, un paio di mesi fa stava scrivendo una tesi dal titolo incomprensibile, qualcosa a che fare con il ruolo di qualcuno nella mitologia greca e nella Divina Commedia. Eravamo una squadra quasi perfetta al liceo, io ero la scienziata e lei quella classica. Io capivo matematica al primo sguardo e lei non la capiva nemmeno se la studiava. Aveva quadernini riempiti da una scrittura tondeggiante, rigorosamente scritti con la penna nera. Dal terzo ha iniziato a dire che aveva sbagliato scuola, che tanto se riusciva a prendere il diploma si sarebbe iscritta a lettere classiche. Così ha fatto poi, dopo il liceo. Con coraggio, perché greco non l'aveva mai nemmeno sfiorato. E adesso ha una laurea in tasca, presa nei tempi giusti.

Il secondo pezzo di passato l'ho incontrato alla messa della notte di Natale. Tacchi alti e sguardo freddo. Non so più che cosa sento per lei. Credevo di averla potata, perché ormai lei era questo per me, un ramo secco. Una di quelle persone che avevano riempito giorni, mesi, anni e poi più niente. Non abbiamo litigato, semplicemente non ci siamo più sentite dopo che ha iniziato l'università. Non so nemmeno perché. O forse sì. Forse ero anche arrabbiata con lei in quel momento. Arrabbiata perché io ero in crisi e lei non mi sembrava mi stesse accanto. Arrabbiata perché io le dicevo, anche se non ero convinta, che avrei fatto matematica e lei diceva sempre che ci stava pensando a quello che fare, ma i suoi pensieri non me li diceva mai. Dovevamo andare insieme a vedere le università e invece niente, c'è andata con un'altra e poi mi ha chiesto scusa. Scusa. Non sono mai stata una santarellina come lei, non ho mai cantato sul coro della chiesa come lei, non ho mai fatto catechismo come lei, non ho mai seguito la filosofia del porgi l'altra guancia. Una volta sì, posso porgerla l'altra guancia, ma due già mi sembrano troppe. Due mi sembrano già un dire qualunque cosa fai, io ci sono. E non è giusto. Non lo è. Con lei la seconda guancia l'avevo già offerta, per delle questioni di cuore forse stupide, a ripensarci oggi.
Non so più niente di lei, né se è fidanzata, ma non credo visto che quei due giorni che torna al paese ha sempre uno nuovo del posto da farsi, né a che punto è con l'università. Non so niente. Non so se, se per caso la incontrassi oggi per la prima volta, mi piacerebbe ancora come amica. Forse no. Ne sono quasi certa. Quelle poche volte che torna e la vedo mi sembra un po' finta.
Sono tre anni e mezzo che quasi non ci parliamo e lei, così, di punto in bianco, mi chiede di andare a mangiare una pizza insieme. E io che le dico di sì. Mi odio quando dalla mia bocca escono cose che non vorrei. Quel sì non l'avrei voluto. Credo che non lo metterò in pratica. Le ho detto di sì, dicendo che però non sapevo di preciso se avevo impegni o no in questi giorni. E lei mi ha detto che il suo numero è sempre quello e che perciò se voglio so dove trovarla. Sta giocando ancora una volta a fare la santarellina, ma forse ha ragione la Vale, quelle che sembrano tanto immacolate sono le peggiori. Non credo che lei sia la peggiore, però ecco...non mi è piaciuto quel tono che ha usato, come per dire che se ci siamo perse è stata colpa mia. È stata anche colpa mia, ma non solo. Nemmeno io ho mai cambiato numero. E adesso, così di punto in bianco, se ne esce con una pizza. E che cosa ci dovremmo raccontare durante la cena? Quello che abbiamo fatto negli ultimi tre anni e mezzo? Non mi sembra una bella idea. L'uno riparte, credo che le dirò che fino al due c'è mia cugina a casa mia, che non è proprio una bugia, diciamo una mezza verità. Aggiungerò però che per tenerci in contatto magari mi può dare la sua email, così ci scriviamo un po'. Magari email dopo email riprendiamo un dialogo e se scopro che le nostre conversazioni prendono una bella piega magari poi ci andiamo, tra un mese o due, a mangiare una pizza. Non adesso, non così. Così sarebbe una formalità che l'amicizia che ci ha legate non credo meriti.

La mia compagna di banco invece ho voglia di rivederla, credo. Anche se forse mi farà male. Devo essere talmente brava da convincermi che mentre lei si laureava io non ho buttato via i miei anni. Tutto qui. Penso di essere un'altra persona da quella che le passava matematica e ascoltava i suoi interminabili racconti. Io ero la matematica e lei la letteraria, anche se i miei temi, sinceramente, erano molto più belli dei suoi. Adesso le ripetizioni di matematica non bastano a bilanciare le parole che leggo. Lei si stupirebbe di sapere che leggo così tanto. A volte la penso e mi dico che sarebbe orgogliosa di me. E quindi sì, voglio vederla per dirglielo. Per farci un giro insieme in libreria. Come una volta.

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