♥ Una vigilia senza cenone, passata a casa, con una tavola apparecchiata da me solo per tre. Quest'anno non avevo idea di quali segnaposto fare, ormai quelli del giornalino comprato chissà quanti anni fa li ho fatti tutti. Alla fine, ispirata da Pinterest, senza il quale ormai sarei persa, ho costruito dei portaposate col cartoncino, in modo che ricordassero il vestito di Babbo Natale. Il tutto mentre facevo quasi bruciare la pizza a forma di albero di Natale preparata per cena. La pizza più cattiva che abbia mai mangiato.
♦ Spacchettare i regali prima di andare alla messa. A casa mia, subito dopo cena, mentre avevo ancora un po' i capelli bagnati, ho scartato il regalo dei miei genitori: un cappotto nero, un po' elegante, ma molto caldo. L'ho messo subito, anche per andare su da mia sorella. Lì c'erano chissà quanti altri pacchettini. La Giulia ha capito subito il verso e urlava strappando la carta, come se ci fosse abituata. Era bellissima. In realtà non le importava niente di quello che c'era dentro ai pacchetti, senza dubbio la parte più bella dei regali era quella meravigliosa carta! Io mi sono beccata una felpona bianca, dei guanti senza dita comodissimi e un cappuccio marrone da parte dei nonni paterni della mia nipotina.
♣ La messa della notte di Natale. Nella frazioncina di mia sorella, e ormai anche un po' mia, c'era il prete più noioso della parrocchia. Già la messa di per sé non è il massimo del divertimento, in più se tu me la canti dall'inizio alla fine rischi l'addormentamento generale. Ne ho approfittato per guardare la Giulia dormire beata e per ammirare i nuovi affreschi. Era una notte meno fredda del solito, senza gelo sulle scale, cosa che ha favorito noi povere donne dotate di scarpe col tacco.
♠ Aspettare Babbo Natale dopo la messa. Una volta usciti dalla chiesa, dopo un po' di baci e bacetti con tutti, ci si ritrova nel salone parrocchiale, tra pandoro, panettone e spumante. I bambini sono in trepida attesa perché sanno che lì passerà addirittura Babbo Natale. E infatti eccolo lì, che entra dalla porta trascinando a fatica una slitta. Io ero con la Vale e la Giulia, non la mia nipotina, ma un'altra ragazza. Sua cugina di quattordici anni era arrabbiata perché Babbo Natale aveva un regalo anche per lei e si vergognava ad andarlo a prendere. Ci ridevo su. La prendevo in giro. Fin quando...fin quando dalla bocca dell'omone rosso con la barba bianca esce il nome Elisa. Lì per lì ho pensato che ci fosse un'altra bambina col mio nome, poi però non andava nessuna e la Valentina è scoppiata a ridere. Credo di essere andata da Babbo Natale con una faccia più rossa del suo vestito. Mi sono troppo vergognata. La Vale moriva dalle risate e io avrei quasi voluto strozzarla. La perdono solo perché mi ha regalato un libro, Finché le stelle saranno in cielo. Sembra bello dalla trama.
♥ Mangiare tutti insieme. Ho passato tutti i pranzi dei miei Natali così, sempre con loro, variando solo le case dei festeggiamenti. Quest'anno eravamo a pranzo dalla mia cuginetta, eravamo undici, quasi dodici considerando un grande pancione presente a tavola. Mancava mia sorella che era a pranzo dai suoceri, toccava a loro quest'anno. Natale è il rumore dei nostri tacchi, le camicie degli uomini, le tavole belle piene di rosso, oro, candele. Natale sono i cannelloni di mia zia, una delle sette meraviglie del mondo senza dubbio. Mangerei tutta la teglia. Il menù del pranzo di quest'anno prevedeva: il classico giro di antipasti, gli umbricelli con i piselli e il prosciutto cotto, i sopracitati cannelloni, il roast beef con i funghi, pollo e coniglio arrosto, patate al forno e dolci. Tutto troppo buono. Dopo pranzo ci siamo dedicati allo spacchettamento dei regali. Che bello il rumore della carta strappata. La Silvietta mi ha regalato un paio di orecchini verdi, Matteo un libro di duecento dolci al cioccolato, i loro genitori un completino mutande e canottiera, un'altra mia cuginona un bellissimo, e caldissimo, paio di pantofole rosse di cui ho già ampliamente usufruito, mia zia una camicia verde che credo sia davvero bellissima. Adoro le camicie io. Dopo aver fatto sgranare gli occhi al mio cuginetto per la mia incredibile bravura con la playstation, guai a chiamarla fortuna dei principianti, e dopo aver ammirato estasiata insieme a sua sorella quella magnifica trousse della Sephora che lei tanto sognava, ci siamo rimessi in macchina e siamo tornati a casa, perché mancava il pezzo più importante di questo Natale, quel pezzo per cui questo era il primo Natale. Così nel tardo pomeriggio, con un bellissimo vestitino scozzese e una mollentina rossa piena di brillantini, è sbucata lei, la piccola Giulia. Dormiva mentre ritoccavo il tronchetto di Natale per cena. Mentre noi mangiavamo tortellini, pizzette, arrosto e dolce lei aveva soltanto una mela, cosa che mi è sembrata davvero molto triste, poverina. È il triste destino di chi festeggia il primo Natale a soli sei e mesi e mezzo.
♦ Spacchettare i regali prima di andare alla messa. A casa mia, subito dopo cena, mentre avevo ancora un po' i capelli bagnati, ho scartato il regalo dei miei genitori: un cappotto nero, un po' elegante, ma molto caldo. L'ho messo subito, anche per andare su da mia sorella. Lì c'erano chissà quanti altri pacchettini. La Giulia ha capito subito il verso e urlava strappando la carta, come se ci fosse abituata. Era bellissima. In realtà non le importava niente di quello che c'era dentro ai pacchetti, senza dubbio la parte più bella dei regali era quella meravigliosa carta! Io mi sono beccata una felpona bianca, dei guanti senza dita comodissimi e un cappuccio marrone da parte dei nonni paterni della mia nipotina.
♣ La messa della notte di Natale. Nella frazioncina di mia sorella, e ormai anche un po' mia, c'era il prete più noioso della parrocchia. Già la messa di per sé non è il massimo del divertimento, in più se tu me la canti dall'inizio alla fine rischi l'addormentamento generale. Ne ho approfittato per guardare la Giulia dormire beata e per ammirare i nuovi affreschi. Era una notte meno fredda del solito, senza gelo sulle scale, cosa che ha favorito noi povere donne dotate di scarpe col tacco.
♠ Aspettare Babbo Natale dopo la messa. Una volta usciti dalla chiesa, dopo un po' di baci e bacetti con tutti, ci si ritrova nel salone parrocchiale, tra pandoro, panettone e spumante. I bambini sono in trepida attesa perché sanno che lì passerà addirittura Babbo Natale. E infatti eccolo lì, che entra dalla porta trascinando a fatica una slitta. Io ero con la Vale e la Giulia, non la mia nipotina, ma un'altra ragazza. Sua cugina di quattordici anni era arrabbiata perché Babbo Natale aveva un regalo anche per lei e si vergognava ad andarlo a prendere. Ci ridevo su. La prendevo in giro. Fin quando...fin quando dalla bocca dell'omone rosso con la barba bianca esce il nome Elisa. Lì per lì ho pensato che ci fosse un'altra bambina col mio nome, poi però non andava nessuna e la Valentina è scoppiata a ridere. Credo di essere andata da Babbo Natale con una faccia più rossa del suo vestito. Mi sono troppo vergognata. La Vale moriva dalle risate e io avrei quasi voluto strozzarla. La perdono solo perché mi ha regalato un libro, Finché le stelle saranno in cielo. Sembra bello dalla trama.