A volte, certo, capita anche a me
di non avere voce per parlare o per cantare
cantare
ma in fondo mi conosco, sbaglio tutti i tempi,
non era questo forse il migliore per i miei silenzi?
3 gennaio 2013. Duemilatredici. Duemilacredici, qualcuno ha scritto facendomi sorridere. Una c al posto di una t e questo anno, successivo a quello bisesto e funesto, diventa di colpo una spinta per aumentare la propria autostima.
Di un tredici non ce ne facciamo nulla, di un credici, così deciso e imperativo, decisamente sì. Vai, non avere paura, venditi, sorridi, cerca, trova, emozionati, cammina, leggi, ascolta, impara, gioca, stupisciti. Ché la vita è così bella. Anche se chi non ha un lavoro si lamenta perché non ce l'ha, anche se chi ce l'ha si lamenta perché ci deve andare, anche se questa vita ci distrugge e non c'è mai tempo per andare da nessuna parte. Ci sono quei parenti che chiamano a ogni Natale e quei discorsi che si ripetono ogni anno. Come state? Bene, voi? Si campa. L'importante è quello. Ci sono quelle persone che dicono che non hanno tempo per venirti a trovare, anche se lo vorrebbero così tanto. Sono sicura che se tu morissi e ci fosse il tuo funerale allora il tempo lo troverebbero. Eppure, ne sono convinta, il mondo dev'essere bello. E deve esistere un modo per uscirne fuori non distrutti. Per lavorare senza ammazzarsi di lavoro, per far tornare i soldi ad essere solo un mezzo e non un fine.
Un giorno vorrei potermi guardare indietro con la consapevolezza di averla saputa vedere la bellezza nel mondo, di averne saputo godere.
Con calma.
Ché tanto c'è tempo per fare, vedere, andare, tornare, amare. Quanto tempo c'è?
Ecco, in questi giorni mi ripeto questo. È stato un inizio d'anno un po' così, sottotono, ma tanto si sa che non è un numero diverso in una data a rendere diverse le situazioni e le persone.
La mia filosofia bloggheristica è di lasciare al blog la parte più bella di me. Se tutte le volte che mi sentissi sola o triste o arrabbiata lo scrivessi qui, sarebbe davvero un mortorio. Non vorrei mai uno di quei blog tutti neri che ti mettono angoscia solo a vederli, ma a volte è proprio quello l'umore che ho. A volte eh, non esageriamo.
E questo inizio di duemilatredici mi coglie un po' così, triste e solitaria. Con notti in cui non riesco a chiudere occhio se non a orari in cui avrei dovuto dormire già da un pezzo. Ieri notte ad esempio ho finito di leggere un libro d'amore piuttosto insignificante, poi mi sono vista Innamorarsi, un film del 1984 con un bellissimo Robert De Niro. Pensavo che mi sarei addormentata a un certo punto, come al solito, invece niente. Alle due e mezza ancora mi rigiravo nel letto.
E tutto intorno sembra aver trovato un senso che ti invade e mi assale,
la paura di sfiorarti nelle mani incontra il mio sudore,
io non posso fare altro che ammirare,
come un uomo aspetta passi il temporale purché torni il sole.
Nel mondo dicon tutti che ci sia poca bellezza da salvare e da rubare,
non sanno mica quanta ne nasconda questo mio stupore.
Se non ho scritto alcuna lista di buoni propositi per l'anno nuovo è perché non so bene che cosa scriverci. Mentalmente la mia lista l'ho già fatta da un pezzo. Nella mia testa so che in questo anno qualcosa deve per forza cambiare e forse è questa consapevolezza che mi fa venire il mal di pancia la notte, che mi fa scendere qualche lacrimuccia, che mi fa pensare più del normale. Questo non sarà un anno normale, questo è l'anno del credici e io voglio tanto crederci che tra dodici mesi le cose saranno cambiate in meglio.
Mi ricordo ancora quella frase di Shakespeare scritta prima di Olivia: se la tua anima è pronta, lo sono anche le cose. Chissà se la mia anima lo è, pronta. Lo so che, comunque, ci saranno altri silenzi, altri tempi da sbagliare. Lo so, ma vorrei che questo fosse davvero l'anno del duemilacredici e vorrei che la prima a crederci davvero fossi io.
Un anno che inizia con i Negramaro non potrà che essere un anno migliore.