Quantcast
Channel: da sopra un'amaca
Viewing all articles
Browse latest Browse all 62

25 pensieri per Natale #6 / #10

$
0
0
[25 Pensieri per Natale è una rubrica ideata da Una Fragola al Giorno]

Pensiero per Natale #6
L'8 dicembre è il giorno in cui, tradizionalmente, addobbiamo casa. Quest'anno non ha fatto eccezione e l'8 a sera c'era tutta casa bella natalizia. Le canzoncine sullo sfondo, io che mi aggiravo col cappello di Babbo Natale, casa invasa da scatoloni di ogni tipo. Non mancava proprio niente. 
L'8 dicembre è una delle giornate più belle dell'anno, per me, perché mi piace proprio tanto respirare quell'aria di festa tutti insieme e mi piace proprio tanto, alla fine, spegnere la luce e vedere gli angoli di casa illuminati. Che bello.
Ho addobbato anche il cestino della Trilly.


Pensiero per Natale #7
Da qualche anno facciamo il presepe su una ceppaia d'olivo, io lo trovo molto semplice e rustico, ma al tempo stesso d'atmosfera. Quest'anno abbiamo aggiunto la ceppaia più piccola, che ho allestito come una specie di mercato. Avevo anche altre cose in mente, ma alla fine sono riuscita a fare col das solo un forno, un macellaio e una taverna. Il forno mi piace davvero tanto, anche perché quelle lucine dietro danno proprio l'idea di un fuoco che sta bruciando.

Pensiero per Natale #8
L'albero di Natale di quest'anno è più piccolo del solito, ma mi sembra bello pieno e caldo, luccicoso come piace a me. Sul tg2, qualche giorno fa, ho sentito che esiste una formula matematica seguendo la quale di sicuro si realizzerà un albero di Natale perfetto. La proporzione prevede, ad esempio, 37 palline in un albero alto un metro e ottanta centimetri. Basta uno sguardo veloce per capire che questa regola io non l'ho seguita. Decisamente troppe palline e decori per avere un albero matematicamente perfetto, ma siamo sicuri che la bellezza sia nella perfezione? Io non credo e il mio piccolo abete rosso e oro mi fa impazzire!

Pensiero per Natale #9
Ieri sera sono stata a una cena della parrocchia, trascinata dalla Vale e dalla Camilla che adesso si dedicano anche al catechismo. Io no, ovviamente, altrimenti farei venire su quei quattro bimbi della nostra frazioncina fortemente eretici e non credo sia questo lo scopo del catechismo. Eravamo centotrenta persone, una ventina della mia età, più o meno. Per fortuna siamo riuscite a conquistarci un tavolo vicino al termosifone e abbiamo potuto cenare al calduccio, noi tre insieme alla Veri e al suo ragazzo. Una cena normalissima, passata in buona compagnia. Una di quelle serate tranquille tranquille, lisce come l'olio, trascorse tra bambini che saltano, ragazzi che si sbaciucchiano e genitori isolati in un angolo della sala. Fuori faceva un freddo cane e dentro ha iniziato a girare uno strano liquore verde che aveva un pessimo odore. Non so se è stato per colpa del liquore, sinceramente non credo, ma dopocena mentre quelli di un'altra frazione si dedicavano professionalmente al karaoke, P., l'Amico-prete, ha iniziato a ballare come un pazzo. Io e la Cami ci guardavamo sconvolte. Io ridevo come una scema e lei urlava ma se lo ricorda questo che deve fare il prete, sì? Forse. Chissà. Fatto sta che prendeva le persone e le trascinava lì in mezzo alla sala a ballare. Con me e le mie amichette non c'è riuscito. Ci ha detto che siamo apatiche. Come siete apatiche. Scusa tanto se non mi alletta l'idea di ballare una baciata con te, futuro prete. Scusa eh. Senza considerare il fatto che io odio ballare in generale, figuriamoci con un prete. Un quasi-prete, sì, ma non fa differenza. 
Sono felice perché lui dà a tutti la stessa impressione, del tipo se lui si fa prete io mi faccio suora. Magari però ci sbagliamo clamorosamente sui suoi conti, magari sarà un ottimo sacerdote, casto e puro, capace di stare in mezzo alla gente e di coinvolgerla ogni tanto in qualcosa che animi la vita del paese. Anche se su dio ho diecimila punti interrogativi, anche se raderei al suolo il Vaticano, in fondo forse non è male partecipare a queste occasioni di ritrovo, anche se provengono dalla mia tanto odiata chiesa. Non so, ogni volta che aiuto con l'infiorata o addobbo casa per Natale o vado alle cene della parrocchia, mi chiedo se abbia un senso, dato quello che penso a riguardo della religione. Se un giorno P. diventerà davvero un amico credo che potrei chiedergli se secondo lui un senso ce l'ha. Potrei dirgli la verità, che mi scoccia fare volontariato all'oratorio perché mi sentirei un'ipocrita, ecco. E potrei dirgli che una volta ci credevo in dio, come ci credono tutti, in maniera passiva, ci credevo perché è così che ti insegnano, ci credevo senza aver letto nemmeno una pagina della Bibbia. Potrei dirglielo, se diventassimo amici, che poi un giorno ho smesso di crederci e potrei raccontargli quando e come è successo e potrei chiedergli se secondo lui hanno un senso i miracoli, se si conciliano con l'idea di un dio buono e giusto davanti ai cui occhi siamo tutti uguali. Ecco, potrei dirgli tutto questo un giorno, dirgli che in chiesa ci vado giusto a Natale, dirgli che io nel dio a cui lui si voterà non ci credo più. E un po' mi dispiace, perché sarebbe tutto più semplice se avessi fede, ma non posso scegliere a tavolino se credere o no. Forse quando, e se, troverò il coraggio di parlargli di quello che penso davvero della sua chiesa, potrò mettere piede all'oratorio per dare ripetizioni a quelli più piccoli. Solo allora, quando saprò che lui sa quello che penso e che mi accetta lo stesso. È che non sono discorsi facili da fare, soprattutto con un quasi-prete che parla troppo e che ho visto tre volte nella mia vita.
Questo nono pensiero natalizio è venuto un po' strano, poco da atmosfera. È spuntato così, un po' per caso. Non ricordo nemmeno più quale doveva essere, il mio nono pensiero natalizio. Forse che mentre tornavo a casa dalla cena, grazie al cielo limpido senza un filo di nebbia, in lontananza ho visto spuntare l'albero di Gubbio. Pare che sia l'albero più grande del mondo, è fatto da luci disposte su una collina intera. Per questo, anche se sono lontana, quando non c'è la foschia, posso vederlo, piccolo come un puntino, ma nitido in tutto il suo verde. 

Pensiero per Natale #10
Caro Babbo Natale, forse sei già in viaggio con le tue renne, carico carico di regali per tutti i bimbi buoni. Così, visto che non voglio farti fare altre fermate e visto che, da quando mi hanno detto, senza convincermi, che non esisti, ho smesso di chiedere i regali preferendo le sorprese, farò la brava bambina e non ti chiederò niente di materiale. Almeno per il momento. Oggi vorrei che tu mi portassi un po' di sicurezza, dentro di me. Vorrei che tu cambiassi di una virgola il mio carattere, quel tanto che basta per farmi buttare nella mischia, quel tanto che basta per farmi cantare col karaoke anche insieme a gente semisconosciuta, anche se sono stonata, quel tanto che basta per non farmi sentire sempre non altezza di niente e di nessuno. Ecco, credo che quando i miei prof dicevano che studiavo ed ero brava ma non sapevo vendermi avevano ragione. Caro Babbo Natale, ti chiedo questo, di insegnarmi a vendermi un po' meglio. So com'ero dieci anni fa e so che di passi avanti contro la mia timidezza ne ho fatti tanti, ma sento che manca ancora qualche centimetro di strada per sentirmi davvero bene con me stessa e anche con gli altri. Non voglio l'esibizionismo dei timidi (espressione bellissima che ho trovato in Qualcuno con cui correre di Grossman), voglio solo non sentirmi mai più in imbarazzo, perché so che non c'è niente di cui io debba vergognarmi. 

Viewing all articles
Browse latest Browse all 62

Trending Articles