C'è che marzo è un mese che mi resta sempre sullo stomaco.
È ufficiale.
Se penso al marzo dell'anno scorso la prima cosa che mi viene in mente è un brutto ricordo, poi arrivano anche le passeggiate primaverili intorno al campo sportivo, con la Dany col pancione e Jacopo che allenava i pulcini della squadra del paese. Era caldo il marzo di un anno fa.
Quest'anno invece è freddo. Siamo tutti ancora avvolti nelle nostre sciarpe, non abbiamo ancora tirato fuori nessuna maglietta leggera.
C'è che la primavera non è ancora arrivata e quest'anno la vorrei, ma proprio tanto.
C'è che non scrivo da una settimana e non scrivo perché è un periodo piuttosto triste e non voglio riempire di tristezze la mia amaca, la mia amaca è un momento per pensare ad altro. Eppure ci sono dei giorni in cui quell'altro di cui vorrei parlare non mi viene in mente. Potrei scrivere della piccola Giulia, di quanto sia bello stare con lei, insegnarle a camminare. Di quanto mi fa ridere quando si arrabbia e pronuncia suoni strani tipo rrrrrrrrrrrrrr. Lei è una cosa bella, la più bella. Potrei anche scrivere di quella torta pan di stelle che ho fatto per la festa del babbo, era una squisitezza! La realtà però è che nonostante io mi impegni a cercare #3cosebelle ogni giorno, questo periodo fa schifo. Senza mezzi termini, senza se e senza ma.
C'è che a un certo punto le cose brutte dovrei imparare ad affrontarle, ma non ce la faccio. Mi chiudo a riccio ed è tutto un gran rosicchiamento interiore. E poi penso penso penso e vorrei solo staccare la spina un attimo e dire: ok, adesso respira. Un attimo. Il meglio deve ancora venire, come dice sempre Serena. Ne sono sicura, che il meglio arriverà, ma prima ci sarà di nuovo un fondo da toccare. Il meglio arriverà, prima però ci sarà il peggio.
C'è che il marzo di quest'anno è questo: la consapevolezza che brutti mesi arriveranno nella mia famiglia e l'Elena che se ne va in Moldavia al funerale della sua mamma, morta all'improvviso a chilometri e chilometri di distanza dalla sua figlia mezzana. L'ho saputo proprio oggi, la notizia è stata la ciliegina sulla torta di questo mese che vorrei fosse stato scritto a matita. Invece no. Il tempo è sempre scritto con un pennarello indelebile, non lo cancella niente, lo scoloriscono solo le lancette che continuano a girare. All'Elena voglio un bene dell'anima, lei che ha solo tre anni più di me e una bimba che a gennaio ha compiuto un anno. Non ho la più pallida idea di quello che le dirò quando la rivedrò. Non so mai che cosa dire in queste situazioni. Spero solo che la sua bimba le possa dare una spinta per farla tornare a sorridere.
L'altro di cui scrivere oggi me l'ha regalato la mia amica Marta. Ha pensato alla mia amaca per un premio, questo:
Ricevere il premio implica rispondere a undici domande, eccole insieme alle mie risposte.
Perché aprire un blog? Quando ho aperto il blog degli Scarabocchi, ormai quasi due anni fa, non sapevo bene nemmeno io perché stavo iniziando quest'avventura. Quando invece ho aperto l'amaca invece sì: voglia di raccontarmi a persone che gli scarabocchi mi avevano fatto conoscere, persone che oggi considero vere e proprie amiche. Aprire un blog serve per ragionare sulle cose, per conoscere belle persone, capaci di esprimere pensieri in un modo in cui noi stessi non sapremmo fare. Persone che, se hanno loro stesse un blog, sanno quanto sono importanti le parole e non le calpestano mai. Cosa pensi della blogosfera e della realtà virtuale? L'esperienza che ho avuto io fino a questo momento è assolutamente positiva. Ci sono stati un paio d'esempi che avrei voluto leggere di più, ma che hanno preferito lasciar perdere tutto, ma sono più gli esempi di persone che sono rimaste e che ci sono ogni giorno. Persone che poi sono diventate davvero amiche. Penso che la realtà virtuale sia pericolosa, a volte ho visto tanta cattiveria, sono sicura che è pieno così di persone che passano il tempo insultando gratuitamente la gente, ma io, per fortuna, ho costruito rapporti con persone perbene e tranquille come me. Ormai sono mesi, anni, che ci scriviamo e penso che a un certo punto il confine tra realtà virtuale e non si confonde, accade quando persone che non hai mai visto dal vivo si materializzino nei tuoi pensieri facendoti spuntare un sorriso. Ecco, tutto questo non l'avrei mai pensato possibile grazie a un blog. Invece succede. Perché hai deciso di scrivere recensioni? Per non dimenticare le storie che leggo, sono una smemorata. E comunque io non le definirei recensioni, solo scarabocchi. Cos'ha il tuo blog di diverso dagli altri? È il mio e io sono diversa da tutti gli altri. Un libro che non hai saputo interpretare e che ti ha lasciato interdetto? "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera. Mi ha lasciata spiazzata e dubbiosa. Credo di non averlo veramente capito. Qual è il classico che proprio non hai apprezzato nonostante le critiche positive? "Gli indifferenti" di Moravia, forse perché è stata un'imposizione scolastica, ma quelle pagine scorrevano lentamente tra sbadigli e merende. Nella vita reale sei così come ti mostri in internet? Più timida. Dentro però sono questa. Il blog mi aiuta a tirare fuori quello che di solito tengo per me. Qual è la tua più grande passione? Una sola non vale. Amo leggere, scrivere e cucinare. Una canzone che ti descrive? "La fine" di Tiziano Ferro (l'ho scritto che non è un periodo positivo). Il film che ami in assoluto? "La meglio gioventù". Un difetto di te stesso che sopporti ben poco? La mia inesistente intraprendenza.
È ufficiale.
Se penso al marzo dell'anno scorso la prima cosa che mi viene in mente è un brutto ricordo, poi arrivano anche le passeggiate primaverili intorno al campo sportivo, con la Dany col pancione e Jacopo che allenava i pulcini della squadra del paese. Era caldo il marzo di un anno fa.
Quest'anno invece è freddo. Siamo tutti ancora avvolti nelle nostre sciarpe, non abbiamo ancora tirato fuori nessuna maglietta leggera.
C'è che la primavera non è ancora arrivata e quest'anno la vorrei, ma proprio tanto.
C'è che non scrivo da una settimana e non scrivo perché è un periodo piuttosto triste e non voglio riempire di tristezze la mia amaca, la mia amaca è un momento per pensare ad altro. Eppure ci sono dei giorni in cui quell'altro di cui vorrei parlare non mi viene in mente. Potrei scrivere della piccola Giulia, di quanto sia bello stare con lei, insegnarle a camminare. Di quanto mi fa ridere quando si arrabbia e pronuncia suoni strani tipo rrrrrrrrrrrrrr. Lei è una cosa bella, la più bella. Potrei anche scrivere di quella torta pan di stelle che ho fatto per la festa del babbo, era una squisitezza! La realtà però è che nonostante io mi impegni a cercare #3cosebelle ogni giorno, questo periodo fa schifo. Senza mezzi termini, senza se e senza ma.
C'è che a un certo punto le cose brutte dovrei imparare ad affrontarle, ma non ce la faccio. Mi chiudo a riccio ed è tutto un gran rosicchiamento interiore. E poi penso penso penso e vorrei solo staccare la spina un attimo e dire: ok, adesso respira. Un attimo. Il meglio deve ancora venire, come dice sempre Serena. Ne sono sicura, che il meglio arriverà, ma prima ci sarà di nuovo un fondo da toccare. Il meglio arriverà, prima però ci sarà il peggio.
C'è che il marzo di quest'anno è questo: la consapevolezza che brutti mesi arriveranno nella mia famiglia e l'Elena che se ne va in Moldavia al funerale della sua mamma, morta all'improvviso a chilometri e chilometri di distanza dalla sua figlia mezzana. L'ho saputo proprio oggi, la notizia è stata la ciliegina sulla torta di questo mese che vorrei fosse stato scritto a matita. Invece no. Il tempo è sempre scritto con un pennarello indelebile, non lo cancella niente, lo scoloriscono solo le lancette che continuano a girare. All'Elena voglio un bene dell'anima, lei che ha solo tre anni più di me e una bimba che a gennaio ha compiuto un anno. Non ho la più pallida idea di quello che le dirò quando la rivedrò. Non so mai che cosa dire in queste situazioni. Spero solo che la sua bimba le possa dare una spinta per farla tornare a sorridere.
L'altro di cui scrivere oggi me l'ha regalato la mia amica Marta. Ha pensato alla mia amaca per un premio, questo:
Ricevere il premio implica rispondere a undici domande, eccole insieme alle mie risposte.