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Channel: da sopra un'amaca
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Cambio dell'ora

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Mi è venuto un dubbio. A proposito del blog privato, sì lo so che sono passati tre giorni da quando ho chiuso a chiave la mia amaca, però ci sono cose che, frettolosamente, non avevo preso in considerazione.
La prima, e la più importante, è questa: ho capito che col blog privato non arrivano più gli aggiornamenti. C'ho pensato all'improvviso, poi l'amica Marta me l'ha confermato.
Quindi non sono più sicura di volere un blog così, scomodo. Per me non cambia niente, ma per chi legge sì, è decisamente più scomodo, quindi non so, dopo tre giorni di blog chiuso a chiave già ho i dubbi. Voi lettori che ne pensate? Ahaha, mi sento very professional a parlare così!
Riflettendoci razionalmente, quante possibilità ci sono che il mio blog venga trovato, e associato a me, dalle cinque persone che conosco? Non è visibile ai motori di ricerca, non è elencato su blogger e credo, forse però è solo una mia impressione, che non sia legato ai miei più noti Scarabocchi di pensieri. Forse quella di essere beccata è solo una mia paura infondata.
Mi odio quando faccio così. Quando dico di aver deciso una cosa e invece non ho deciso un bel niente. Quando non so quello che voglio e cambio idea continuamente.
Inspirare. Espirare. Eli, calma. Devo stare calma.

Ieri, mentre pensavo alla classe del mio ultimo anno di liceo che praticamente non esiste più, mi è tornato in mente una faccia, quella di un ragazzo dell'altra sezione, uno di quelli con cui avrò scambiato dieci sorrisi e tre parole. Io e lui, secondo la nostra prof comune di storia, saremmo stati bene insieme, sicuramente ci saremmo divertiti, tra risate e sdolcinatezze. Aveva le lentiggini, giocava a tennis ed era sempre l'ultimo ad arrivare a scuola. Siamo stati vicini di classe per cinque anni, ma fino alla metà del quarto anno non mi ero proprio accorta che esistesse, poi però ci si è messa la prof di storia e allora ogni tanto lo guardavo, spesso veramente. Al cambio dell'ora.
Sul mio diario della Comix 2008/2009 c'era un brano di Carlo Pastore che, ogni volta che lo leggevo, mi faceva pensare a lui. Tutta colpa della mia prof comunque.
Ieri mi è tornato in mente. Eccolo qui, il brano copiato dalla mia Comix.

Quest’ora non passa. I miei appunti finiscono alle 9.10, il tempo di scrivere di cosa si sarebbe parlato oggi. La matematica non sarà mai il mio mestiere. Rimangono i quadretti inutilizzati di questa pagina vuota di funzioni inutili, la riempio di sgorbi. Disegno un fantasma poi gli faccio un sorriso. Tratteggio la figura di un ragazzo che porta la frangia sugli occhi , non sono molto bravo ma ci metto del mio. Mi appoggio al termosifone bollente, stringo la sciarpa, mi affusolo alle parole che mi fanno sospirare. Il tuo pensiero è un brivido. Scrivo delle frasi per te, i tuoi occhi azzurri e tutte le carezze che ti farei. Vivo per il cambio dell’ora. Quando gli orari nostri si incastrano a quelli della tua classe, che sembra si allineino i pianeti, che questa merda di posto abbia un senso anche per me. Che così finisce questa nenia ed io esco, e ti vedo. E faccio finta di niente, faccio finta che non me ne importa di te, faccio finta di essere forte e di avere già tutto. Parlo di cose che non mi interessano con i miei compagni, ascolto le loro idiozie… ma si può essere così inconsistenti? L’idea che possa esistere qualcosa di così meraviglioso mi conforta. Mi perdo nei tuoi sguardi rubati. Ogni istante è dispensa per i miei scompensi nel cuore. L’inverno è lungo, il (mio) corpo fragile. Chissà se te ne accorgi. Se quando me ne sto fermo appoggiato al muro, le mie mani perennemente in tasca, sai che lo faccio per te. Maledetta timidezza che mi blocca… tutte le cose che vorrei dirti, tutte le cose che non so, tutte le cose che vorrei sapere di te, tutte le cose che non ho. Sei bellissima vestita di nero, ci pensavo ieri. La bomba della sei. Mi aggrappo ai punti in cui mi manchi. Tu. L’idea. Tutto questo romanticismo inutile del cazzo. Arriva quel minchione di Bodo. Mi viene da ridere mentre vi sbatte in classe con quel suo accento sgorbio. Sei l’ultima a rientrare. L’hai fatto per me? Ti guardo che richiudi la porta. E mi basta.


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